Corriere della Sera, 30 dicembre
I misteri dopo la guerra nel Kosovo
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I DATI UFFICIALI

Secondo la relazione del 21 dicembre del ministro della Difesa Sergio Mattarella, sono 11, dei quali tre morti, i soldati italiani colpiti da forme di cancro. Solo cinque avrebbero prestato servizio in Bosnia e in Kosovo. La Procura militare starebbe indagando su venti casi. Nei Balcani sono passati in totale fra i 30 e i 40 mila soldati italiani

I CASI SOSPETTI

Nelle ultime due settimane sono stati segnalati, e messi in relazione con le radiazioni dei proiettili all’uranio, 5 morti (tra cui il carabiniere la cui scomparsa è stata resa nota ieri) e molti altri ricoveri di soldati in servizio. Di leucemia sono morti Salvatore Vacca, ventitreenne di Nuxis, Cagliari, in Bosnia con la brigata Sassari tra il 1998 e il ’99; Giuseppe Pintus, di Assemini, che aveva prestato servizio al poligono di Teulada in Sardegna; Andrea Antonaci di Firenze, anche lui reduce dai Balcani; un militare della Croce Rossa che aveva operato in Bosnia

I PROIETTILI

La Nato ha reso noto il 21 dicembre 2000 che sulla Bosnia tra il ’94 e il ’95 vennero usati 10.800 proiettili all’uranio. In Kosovo su 31.500 pallottole radioattive, ben 14.180 vennero sparate nella zona di Pec di competenza del contingente italiano. L’effetto sull’ambiente termina solo dopo 4000 anni.