Il presidente della commissione Stragi: «Lo ha rivelato un politico». Si tratterebbe di Taviani, a cui lo confidò Dalla Chiesa
«Evase con l’aiuto dello Stato, poi rapì Moro»
Pellegrino: fuga organizzata per arrivare a Moretti. In un verbale si parla di Prospero Gallinari
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  MILANO - «Tra poco si saprà che un illustre uomo politico italiano ha affidato a un verbale di polizia giudiziaria una grave rivelazione». E cioè: «Uno dei carcerieri di Aldo Moro era stato lasciato evadere nella speranza che potesse portare a Mario Moretti». Con queste parole il senatore Giovanni Pellegrino, presidente della commissione Stragi, ha aperto un nuovo capitolo del caso Moro. Lo ha fatto ieri, in diretta dall’auditorium di Radio Popolare, «solo perché trascinato» da una polemica con il magistrato milanese Armando Spataro. Pellegrino ha rifiutato di svelare i nomi sia dell’autore della rivelazione sia del terrorista che le forze di polizia avrebbero fatto evadere, nel tentativo fallito di catturare l’allora capo delle Brigate rosse: i due latitanti poi, nel 1978, furono tra i sequestratori e assassini dello statista democristiano. Secondo indiscrezioni, il brigatista è Prospero Gallinari, che in effetti nel gennaio 1977 riuscì a fuggire dal carcere di Treviso. Con lui scapparono altri 12 detenuti, tra cui Vincenzo Andraous, l’ergastolano che fu il killer del boss Francis Turatello.

La tesi di un’evasione pilotata porterebbe la firma autorevole del senatore a vita Paolo Emilio Taviani, che sta rivelando molti segreti sul periodo delle stragi a un ufficiale dei carabinieri, il capitano Giraudo. Taviani, ministro dc dell’Interno per 9 anni (dal ’62 al ’68 e dal ’73 al ’74), avrebbe precisato in due verbali che a rivelarglielo personalmente fu il generale Dalla Chiesa. La polemica che ha fatto «dire già troppo» a Pellegrino è scoppiata quando Spataro ha respinto le sue critiche alle indagini di Dalla Chiesa e del colonnello Bonaventura sul covo brigatista di via Montenevoso. Pellegrino: «Non parlo di intenzioni negative, ma di risultati sfuggiti di mano». Spataro: «Ma rinviare un fermo per arrestare un’intera colonna è correttissimo». Pellegrino: «La magistratura non si può criticare mai? Lei partecipa dell’infallibilità?». Spataro: «Dico solo che su Montenevoso ho sbagliato meno di lei». Pellegrino: «Ma lei che istituzione rappresenta, i magistrati o i carabinieri?». Ne segue la notizia su Moro, che Spataro commenta così: «Speriamo che non sia un’altra bufala».

Alla domanda di uno studente sulle differenze tra terrorismo di destra e di sinistra, Pellegrino ha risposto che «le stragi indiscriminate sono più orribili degli omicidi politici». E ha confidato: «Forse mi metto nei guai, ma vi confesso che quand’ero un giovane avvocato di provincia scrissi una poesia per la morte di Mara Cagol (la moglie di Renato Curcio, uccisa nel ’75 in una sparatoria coi carabinieri, ndr) che terminava così: compagna Mara, lasciaci piangere ancora i tuoi 30 anni...».

Sulle stragi, Pellegrino ha elogiato «Taviani, uomo di Stato capace di dire che i servizi agganciarono i neofascisti per mettere le bombe, senza prevedere tutti quei morti che poi hanno obbligato a sciogliere gruppi come Ordine Nuovo, che reagirono con altre stragi». E Cossiga? «Qualcosa ha detto, per chi sa leggerlo». E Andreotti? «Gli ho chiesto se, dopo tanti anni, ora si può far luce sulle stragi. Mi ha risposto che troppa luce può anche accecare. Ma l’oscar della reticenza va a Rognoni e Gui».

Paolo Biondani



Senatore, ci metteremo gli occhiali da sole.