Dal CNUCE-CNR una conferma: reattori nucleari russi in orbita (3 ottobre)

On Fri, 29 Sep 2000, marco saba wrote:

> Date: Fri, 29 Sep 2000 13:24:22 +0100 (MET)
> From: marco saba <marcosaba@usa.net>
> To: alessandro.rossi@cnuce.cnr.it
> Subject: Satelliti e plutonio
>
> Egregio Dr. Rossi,
>
> ho letto dei suoi studi sui satelliti e mi stavo chiedendo se il pericolo
> derivante dalla spazzatura spaziale possa avere qualche aggravante rispetto ai
> satelliti alimentati da plutonio. In altre parole, sappiamo quanto plutonio è
> attualmente nei satelliti sopra le nostre teste? Almeno grosso modo? C'è il
> rischio che si spanda nell'atmosfera come accadde per il satellite SNAP-9A del
> 21 aprile 1964?
>
> Cordiali saluti,
>
> Marco Saba



Gent. Dr. Saba,

in realta' il problema dei detriti spaziali non e' aggravato dalla presenza di generatori a radioisotopi (plutonio) perche' questi generatori vengono attualmente usati solo per missioni interplanetarie la' dove la radiazione solare e' troppo flebile per alimentare gli strumenti di bordo. Quindi al momento non abbiamo satelliti contenenti plutonio in orbita terrestre.

C'era stata qualche preoccupazione di un possibile impatto tra la sonda Cassini (che porta a bordo uno di questi generatori) e un detrito al momento del fly-by della sonda con la Terra, ma la probabilita' si e' rivelata estremamente bassa, trascurabile di fatto. Per altro i generatori a radioisotopi sono fatti in maniera da minimizzare i rischi di contaminazione anche qualora la sonda rientrasse nell'atmosfera e, sempre per il caso della Cassini, gli scienziati furono in grado di dimostrare che il rischio di una contaminazione da parte della sonda (in caso di errata manovra al fly-by) erano minimi.

In orbita terrestre si trovano al momento alcuni (non ricordo adesso il numero esatto) nuclei di reattori nucleari che fornivano energia a satelliti russi per l'osservazione terrestre (spia). Tuttavia sono stati opportunamente spostati su orbite alte dove la radioattivita' avra' tempo di decadere prima del loro rientro in atmosfera e dove il rischio di impatto con altri detriti e' comunque molto basso.

Cordiali saluti,

Alessandro Rossi
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Gent. Dr. Rossi,

La ringrazio per la veloce risposta. Vorrei però sottolineare che nel caso della Cassini, non tutte le voci furono unanimi ed illustri scienziati hanno sollevato addirittura dubbi su tutta la metodologia impiegata dalla NASA per il calcolo dei rischi.

Per un gustoso sommario, basta leggere:

A Scientific Critique of the Accident Risks from the Cassini Space Mission
By: Dr. Michio Kaku - Henry Semat Prof. of Theoretical Physics
Physics Dept. - City Univ. of New York - N.Y., N.Y. 10031
http://www.animatedsoftware.com/cassini/mk9708so.htm

Mi occupo per conto di una ONG della valutazione dei rischi legati alla contaminazione provocata dall'uomo. Dai rapporti che ho avuto con esperti del settore, mi è parso che molti tendano a sminuire i rischi legati al nucleare, se non addirittura a nasconderli (quando qualcuno nasconde qualcosa, mi vengono sempre dei terribili sospetti). Altri forse commettono l'errore opposto, ma in numero grandemente inferiore. Io credo che dai nostri scienziati e dalle numerose e costose strutture scientifiche, meritiamo di avere un po' di verità ora che la guerra fredda è finita (o mi sbaglio?).

Ad esempio: per quanto ne so, i satelliti sovietici sono alimentati con uranio-238 che ha un tempo di dimezzamento di 4,5 miliardi di anni, più o meno l'età del sistema solare. Alcuni prodotti del decadimento dell'uranio sono molto più pericolosi dell'uranio stesso, come ad esempio il radio. Ci si aspetta che questo uranio diventi sostanzialmente piombo dopo 90 miliardi di anni, un periodo un po' lungo per un satellite.

Quindi, sinceramente, il senso dell'ultima frase della Sua lettera attualmente mi sfugge.

Cordialmente,

Marco Saba