Articolo per "China News" - 8 novembre 1999
Tungsteno al posto dell'uranio sugli aerei: una lezione dall'oriente
di Marco Saba

L'incidente di Nikko: il 12 agosto del 1985, un Boeing B-747 della JAL,
Japan Air Lines (JA8119), ebbe un incidente che lo portò a spargere
l'uranio, almeno 450 kg. utilizzati nei contrappesi degli alettoni,
sulla Baia di Sagami e a Izu. Questo fatto, la presenza di materiale
radioattivo come parte costituente il velivolo, portò ad un ritardo nei
soccorsi causando la morte di parecchie persone. Ma vi fu un lato
positivo, la gente prese coscienza del pericolo derivante dall'uso di
uranio a bordo degli aerei Boeing e si impose alla JAL di sostituire
tutti i contrappesi all'uranio presenti nella flotta aerea con
contrappesi fatti di tungsteno. Questa sostituzione comunque venne
ultimata solo nel 1996, come confermatoci da fonti diplomatiche,
ovvero l'Ambasciata italiana a Tokio. Rimane un mistero il fatto che
questo esempio non sia stato seguito da tutte le altre compagnie aeree,
Alitalia inclusa che non risponde nemmeno alle varie lettere inviategli
in merito. Questo nonostante che su "Panorama" del 27 dicembre 1998 il
presidente della compagnia Domenico Cempella, in un articolo intitolato
"Prevenire, innanzitutto - I controlli e la manutenzione sugli aerei
della flotta Alitalia", parli dell'Alitalia come di una delle compagnie
più sicure del mondo. Si pensi inoltre che le assicurazioni non coprono
questo tipo di danni sulla popolazione in caso di incidente. Il mistero
si infittisce a causa di una lettera inviataci dall'ANPA, l'Agenzia
Nazionale per la Protezione dell'Ambiente, che scrive che sarerebbe
addirittura uranio arricchito quello usato come contrappeso sugli
aerei! Ma torniamo con i piedi per terra. L'ultimo incidente di aerei
all'uranio di cui si ha conoscenza e che ha coinvolto personale
italiano, è avvenuto a Kukes a 200 metri dal campo profughi dove è
caduto e si è incendiato un Hercules C-130 Lockheed che avrebbe dovuto
svolgere una missione segreta a Pristina. Per quanto ne sappiamo,
ancora nessuna misura è stata presa per verificare il grado di
intossicazione o contaminazione causato ai nostri connazionali presenti
come volontari.

Ma il tungsteno si presta a sostituire l'uranio anche in altre
applicazioni, ad esempio nelle armi usate dalla NATO e nelle armature
dei carri armati. E non solo, nelle mazze da golf e praticamente in
tutti gli usi civili che si fanno, con grave rischio in caso
d'incendio, dell'uranio "impoverito". Difatti come ci segnala David A.
Kay, vicepresidente del SAIC e direttore del "Centro di tecnologia
antiterrorismo ed analisi", l'uranio impoverito è un emettitore di
radiazioni alfa che sono collegate al cancro in caso di esposizione
interna e a tossicità chimica che causa danni ai reni [1]. Nonostante
ciò i militari USA progettarono armi all'uranio che vennero utilizzate
nella guerra del Golfo come in un grande laboratorio, causando tra
l'altro l'avvelenamento di almeno 80.000 soldati alleati oltre alla
morte di centinaia di migliaia di cittadini iracheni, in buona
parte bambini.

Cos'è il tungsteno (chiamato anche Wolframio)? Si tratta di un metallo
grigio-argenteo, dalle proprietà fisiche importanti, compreso un alto
punto di fusione e densità, una buona conduttività elettrica termica,
un basso coefficente di espansione e una resistenza eccezionale alle
temperature elevate. Il nome viene dallo svedese "tung sten", pietra
pesante, datogli dal suo scopritore, il chimico Axel Fredrik Cronstedt,
nel 1758. Viene consumato principalmente sotto la forma di carburo
estremamente duro nel taglio, nei componenti che necessitano di
resistenza all'usura, come metallo o lega per i filamenti delle
lampadine, sotto forma di elettrodi di illuminazione, per le superfici
di contatto elettriche ed elettroniche, come protezione dal calore e
dalla radiazione nelle fornaci  a temperatura elevata e nelle
attrezzature dei raggi X ed infine come elettrodo in determinati
metodi di saldatura.

Alcune applicazioni non metalliche del tungsteno sono: come prodotto
chimico fosforescente nei pigmenti, negli schermi ai raggi X, nei tubi
catodici della televisione e nell' illuminazione fluorescente. Il
tungsteno inoltre può essere usato militarmente come lega di metalli
pesanti, nella protezione delle armature dei carrarmati e nei
proiettili. Uno degli impieghi a nostro avviso interessante, è quello
dell'ossido di tungsteno quale additivo nei vetri e cristalli che
diventano così autoscurenti all'esposizione al sole per tornare poi
trasparenti appena la luce diminuisce. Difatti il "W O3" è trasparente,
mentre il "W20 O58" è blu scuro e la reazione chimica che lo produce,
provocata dalla luce, è reversibile.

Il tungsteno compare in natura assieme al calcio, al ferro, o al
manganese in quattro forme minerali importanti. Anche se si trova in
varie miniere sparse per il mondo, quasi il 42% delle risorse totali
di tungsteno sono in Cina. Altri giacimenti significativi di tungsteno
sono in Australia, Austria, Bolivia, Brasile, Birmania, Canada, Corea
del nord, Perù, Portogallo, Corea, Spagna, Tailandia, Turchia,
Uzbekistan e Stati Uniti.

Il ricorso degli Stati Uniti ai fornitori stranieri per i materiali a
base di tungsteno è aumentato quasi del 40% dal 1984 rispetto alla
media dei 10 anni precedenti. Molto di questo aumento era dovuto al
declino costante nella produzione mineraria nazionale ed
all'incremento della produzione del concentrato per il mercato mondiale
da parte dei cinesi. I prezzi per il concentrato hanno raggiunto
livelli record verso la fine degli anni 70 per la forte richiesta di
prodotti al tungsteno, toccando i 175 dollari a tonnellata nel 1977 [2],
ma da allora hanno cominciato a declinare come conseguenza d'un aumento
graduale nel rifornimento superiore alla richiesta, attribuita da molti
consumatori occidentali del mondo ad una sovrapproduzione da parte dei
cinesi. In realtà come si è visto, ciò è stato anche dovuto al fatto
che dappertutto si è voluto sostituire il tungsteno con l'uranio
"impoverito", principale scoria dell'industria nucleare che i paesi
del primo e secondo mondo oramai non sanno più dove mettere.
Principalmente si tratta di USA ed ex Unione Sovietica. Dal 1990, la
produzione di concentrato da parte della Cina ha rappresentato circa
il 52% del mercato mondiale rispetto al 25% del 1978. Oltre al
concentrato, gli Stati Uniti hanno importato una quantità costantemente
in aumento di paratungstato di ammonio (APT), la maggior parte dalla
Cina, durante i periodi 1978 - 1987. L'APT è un materiale intermedio
importante da cui vengono prodotti il metallo, i carburi ed i prodotti
chimici a base di tungsteno. Nel 1987, gli Stati Uniti e la Cina
firmarono un accordo di disciplina della vendita che limitava le
importazioni di Tungsteno per un periodo di 4 anni.

E' certo che la sensibilità delle persone, specialmente a seguito della
guerra contro la Repubblica Federale Yugoslavia dove sono state
riversate decine di tonnellate di uranio, porterà ben presto ad un
bando mondiale dello spargimento di questo materiale radioattivo,
chimicamente tossico e piroforico, che vuol dire che si autoincendia
anche a temperatura ambiente. Materiale che, lo vogliamo ricordare, è
stato bandito dall'ONU nel 1996 come arma disumana. Difatti l'uranio
dimezza la sua radioattività in 4,5 miliardi di anni, l'età attribuita
al nostro sistema solare. Un tempo troppo lungo per permetterci di
spargerlo nell'ambiente. [3] Inoltre a causa della sua non tossicità,
il tungsteno è adatto anche a sostituire i tradizionali proiettili al
piombo e le munizioni dei cacciatori. Tempi buoni in vista per il
tungsteno cinese?
 

Note:

[1] - SAIC, luglio 1990, vol. 1, 2-2

[2] - International Tungsten Industry Association - Londra -
http://www.itia.org.uk - In questo sito possono
essere trovate moltissime informazioni sul tungsteno.

[3] - Un sito Internet dedicato all'uranio ed ai relativi problemi per
l'uomo e l'ambiente, è: http://stop-u238.i.am

Bibliografia:

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LUNG CANCER MORTALITY FOR THE COLORADO PLATEAU URANIUM MINERS
COHORT -  Daniel O. Stram, Bryan Langholz, Mark Huberman, and Duncan C.
Thomas Health Physics - Volume 77 Number 3  September 1999

Depleted Uranium: A Post-War Disaster for Environment and Health -Laka
Foundation May 1999

Gulf War Veterans and Depleted Uranium - Prepared for the Hague Peace
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Medical Effects of Internal Contamination with Uranium - Asaf Durakovic
    Croatian Medical Journal, March 1999 (Volume 40, Number 1)

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