Addio legge che stanziava 400 mld di "tangenti" per Balcani (ANSA, 2 febbraio)

(ANSA) - ROMA, 2 FEB - Il disegno di legge che stanziava oltre 400 miliardi di lire per gli interventi di stabilizzazione e ricostruzione dei Balcani, nonchè per indagini sugli effetti dell'uranio impoverito, non vedrà mai la luce. «Ormai i tempi per la sua approvazione prima della fine della legislatura non ci sono più - ha detto il relatore del Ddl Vito Leccese (Verdi) - ed è un vero peccato».

 Il disegno di legge, varato dal governo D'Alema nell'ottobre del '99, aveva tra l'altro lo scopo di creare strumenti «per sostenere la partecipazione delle piccole e medie imprese italiane - ha spiegato Leccese - alle gare per gli appalti finanziati nell'ambito del Patto di stabilità da organismi internazionali come la Banca Mondiale e la Banca europea per gli investimenti».

 Ma non solo. «Con l'integrazione apportata in commissione esteri della Camera - ha detto ancora Leccese che è anche vicepresidente della stessa commissione - era stata prevista l'istituzione di un fondo di quattro miliardi per le attività di monitoraggio dell'inquinamento chimico-fisico e radioattivo, e quindi anche degli effetti dei proiettili all'uranio impoverito, nelle zone interessate dal provvedimento».  Il disegno di legge prevedeva in particolare la costituzione di due fondi per il triennio 2000-2002.

 Il primo, indicato come 'fondo per la partecipazione italiana alla stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo dei Balcanì doveva essere assegnato al ministero del Tesoro ed essere dotato di fondi per 280 miliardi. L'altro fondo, dotato di 120 miliardi, doveva servire per le attività di cooperazione e sviluppo gestite dalla Farnesina.

 «È stato gettato a mare un gran lavoro fatto anche per raccogliere le istanze giunte dalle regioni», ha detto ancora Leccese, il quale ha ricordato come il Friuli Venezia Giulia, le Marche e la Puglia avessero più volte sollecitato il varo del provvedimento. La commissione esteri della Camera, ha ricordato il suo vicepresidente, era riuscita a licenziare il provvedimento nel marzo del 2000, «ma il governo non ha più chiesto di inserirlo nel calendario dei lavori dell'aula».

 «Vari elementi hanno contribuito a far naufragare il disegno di legge», ha rilevato Fabrizio Saccomanni, il responsabile dell'attività estera della banca d'Italia che guida la task force per la ricostruzione istituita nell'ambito del Patto di stabilità. Tra questi, il fatto che, a un certo punto, sia sfumata la possibilità di un accordo 'bipartisan' tra maggioranza e opposizione sul testo del provvedimento.  «L'attività dell'Italia - ha detto Saccomanni - è stata comunque finanziata attraverso la legge finanziaria e dalla cooperazione. Ma se entro quest'anno si rimetterà mano agli interventi in favore della Serbia e degli altri paesi della regione, in Italia bisognerà riesumare strumenti 'ad hoc»'.

 La prima ondata di gare per appalti per un valore di circa 3.400 miliardi dovrebbe prendere il via entro qualche settimana nei paesi balcanici (ad esclusione della Jugoslavia) che beneficiano dei fondi messi a disposizione dai paesi donatori e dagli organismi finanziari internazionali. (ANSA).

 TI 02-FEB-01 13:17 NNN



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