Rapporto dalla Repubblica nord-Sahariana sul traffico di sigarette (10 novembre)

ESCLUSIVO IL J'ACCUSE DELL'ANTIMAFIA
I segreti della Tabacco Connection
Un rapporto esplosivo. Che, per la prima volta, svela coperture (in banca) e connivenze (nelle
istituzioni) su cui hanno potuto contare i boss del contrabbando. E che punta il dito su chi avrebbe
dovuto vigilare ma non l'ha fatto.
http://www.mondadori.com/panorama/area_2/area_2_6679.htm
di CARMELO ABBATE e BRUNO CRIMI
10/11/2000
r.de benedictis

Agenti della Finanza in azione. Nel 1999, le forze dell'ordine hanno sequestrato 1.818 auto di contrabbandieri

La Philip Morris e la Reynolds curavano da Basilea l'esportazione di tabacchi lavorati attraverso tre società concessionarie. Questo circuito costituiva il canale di rifornimento dei contrabbandieri del tabacco». No, non stiamo parlando di uno stralcio del ricorso contro i due colossi della produzione di sigarette presentato in questi giorni dalla Commissione europea davanti ai giudici di New York. Del ruolo delle due multinazionali americane nel commercio delle bionde, infatti, si parlava già un anno fa in un documento ufficiale dello Stato italiano: una relazione della commissione parlamentare Antimafia, all'epoca presieduta dall'attuale ministro delle Finanze Ottaviano Del Turco, che riprendendo i fili di varie inchieste degli anni Ottanta rilanciava i sospetti sulle multinazionali. Un dettagliato rapporto sulla situazione malavitosa pugliese e sui suoi riscontri montenegrini e albanesi, datato 13 luglio 1999 e inviato ai presidenti di Camera e Senato il 16 luglio. Ma rimasto per tutto questo tempo inspiegabilmente «segreto». Per quali ragioni? Del Turco (intervista nella pagina accanto) individua i fattori nella «sottovalutazione del problema, in una congiura del silenzio da parte delle istituzioni e della magistratura, e in collusioni tra inquirenti e organizzazioni malavitose».

Panorama ha potuto prendere visione del rapporto. Sono 53 pagine di notizie, inquadrate storicamente, che rappresentano l'inedita faccia italiana dei grandi traffici con l'altra sponda dell'Adriatico. E non si tratta semplicemente di sigarette, ma anche di droga, armi, prostituzione, immigrazione clandestina. Il rapporto da un lato conferma le inchieste condotte da Panorama sia in Montenegro (dal novembre '98), sia in Albania (dal gennaio '99); dall'altro getta una luce sinistra sulle attività della sacra corona unita, sui suoi guadagni iperbolici, sulla connivenza di certe banche ma anche di alcuni settori di polizia, carabinieri e Guardia di finanza. Un mondo di corruzione e di violenza che la magistratura ha cercato di controllare e di contrastare, non sempre con successo.

Nell'affrontare gli aspetti internazionali dell'attività mafiosa italiana, la relazione firmata da Del Turco usa alcune precauzioni di linguaggio. Parla di «alti responsabili» montenegrini e albanesi e non fa i nomi di presidenti, di primi ministri, di capi della polizia.

Un affare da 2 mila miliardi
La realtà emerge comunque con estrema chiarezza. Tanto da smentire una volta per tutte, quella visione un po' romantica del contrabbando con gli spalloni. Non è più così. Ciò che finalmente risulta anche da un atto ufficiale del Parlamento italiano è un fenomeno che porta con sé il traffico di armi, droghe, donne e bambini. Secondo Del Turco, «probabilmente il più grande aggregato criminale con cui l'Europa ha avuto a che fare negli ultimi 50 anni».

Gli effetti economici sono devastanti. Ogni anno in Italia si importano illegalmente 10 mila tonnellate di sigarette. Il traffico frutta almeno 2 mila miliardi ai criminali, ne fa perdere oltre 4 mila allo Stato, dà lavoro a 26 mila persone. L'impatto dei traffici illeciti sull'economia brindisina è stato calcolato dall'ex prefetto di Brindisi Giuseppe Mazzitello, nell'ordine di 10 miliardi di lire al giorno «con mare calmo». Un enorme potere economico. La febbre delle bionde coinvolge anche le classi sociali benestanti che finanziano il contrabbando con un singolare meccanismo di investimento di «quote» per poi partecipare alla suddivisione degli utili. Mazzitello, si legge a pagina 23 del rapporto, racconta di «puntate, quasi si trattasse di scommesse ai cavalli. Finanziavano la corsa di uno scafo, se questo attraccava ricevevano un premio, se risultava disperso o affondava perdevano i soldi».

Il ruolo delle banche
L'investimento e il riciclaggio di una grande quantità di ricchezza avviene grazie al supporto di banche e imprese. La sola operazione Atlantide del 1995 ha portato al sequestro di 27 miliardi di lire in contanti riciclati attraverso tre imprese. In quel blitz è stato arrestato il «direttore di una filiale del Credito Emiliano, presente con agenzie sia nel Brindisino che in Albania». Le indagini successive hanno permesso poi l'individuazione «di una serie di negoziazioni di certificati di deposito da parte di malavitosi in importanti istituti bancari di Brindisi come la filiale del Credito Italiano e del Monte dei Paschi di Siena».

In seguito è stata accertata l'esistenza di numerosi libretti e certificati al portatore di importi rilevanti emessi dal Credit, dall'agenzia brindisina della Banca Mediterranea e dalla filiale del Monte dei Paschi di Siena. Gli inquirenti parlano di «un quadro complessivo fortemente coeso» che aveva in Roberto Della Porta, responsabile della Banca Tamborino Sangiovanni (in seguito incorporata dal Credito Emiliano), «un riferimento continuo e sicuro per i contrabbandieri». Il tutto in «un contesto di assoluta carenza e inefficacia dei meccanismi di controllo interno, se non addirittura per effetto di coperture e collusione da parte degli organi direttivi e ispettivi della banca Tamborino Sangiovanni». Sono state anche rinvenute tracce di rapporti tra Della Porta e il direttore della Cassa rurale e artigiana di Ostuni (banca che per l'ex questore Francesco Forleo rappresentava «lo snodo internazionale del traffico mentre dai normali controlli non risultava nulla di anomalo») e con funzionari di altri istituti. Tante irregolarità nell'operatività degli istituti di credito e, in particolare, del Credito Emiliano, le cui anomalie, secondo l'Antimafia, «non erano risultate nell'ambito dell'attività di vigilanza della Banca d'Italia».

La conclusione degli inquirenti sentiti dalla commissione era che «nonostante la ripetitività delle condotte e le evidenti anomalie nelle modalità di gestione delle operazioni sui certificati di deposito, l'attività di riciclaggio è proseguita senza intralcio per molti anni». La commissione punta poi il dito contro la mancanza di coordinamento tra polizia e Finanza. Si cita, in proposito, il numero di operazioni sospette segnalate dai due organismi: i numeri non corrispondono. E si legge a pagina 35 del rapporto: «L'inconciliabilità dei dati evidenzia una significativa criticità del sistema con tutte le conseguenze in tema di rapidità e qualità dell'azione investigativa». Non solo. A proposito delle banche coinvolte nel giro del contrabbando si sottolinea che, addirittura, in alcuni casi «non erano state avviate le procedure sanzionatorie». Di più. Quando sono state applicate sanzioni nei confronti di banche hanno sfiorato il ridicolo: 1 milione di multa in tutto per tre istituti.

Il business con i Balcani
Quella del contrabbando è un'attività complessa che richiede l'impiego di capitali sempre freschi e di esperti finanziari in grado di gestirli. Storicamente le due principali major del tabacco, la Philip Morris e la Reynolds (finite ora nel mirino della Ue), operavano da Basilea attraverso due organizzazioni: l'Export One, attraverso la quale vendevano a settori come i duty free shop e le sedi diplomatiche o le compagnie aeree; e l'Export Two, che servendosi di concessionari e predeterminati canali commerciali, spediva i tabacchi in Montenegro e, almeno fino a qualche tempo fa, in Albania. Indagini degli anni Ottanta hanno messo in evidenza che, attraverso Export Two, si inseriva il contrabbando. E, secondo il rapporto della commissione Antimafia, lo stesso canale è stato anche utilizzato per veicolare droga e armi.

Adesso, invece, nel business pugliese intervengono le mafie: quella turca, quella russa e anche quella cinese, ma gli affari restano comunque saldamente in mano alla sacra corona unita. Che, per evitare conflitti sanguinosi e pericolose sovrapposizioni, decide di dividere la costa pugliese in due settori. Il tratto che va dal Gargano a Brindisi città è quello interessato ai traffici provenienti dal Montenegro (sigarette, armi e stupefacenti); il tratto che da Brindisi va al Salento viene utilizzato per l'immigrazione clandestina, comprese le donne da avviare alla prostituzione e per l'importazione di marijuana coltivata nel sud dell'Albania. Questo settore geografico è controllato direttamente dalla mafia kosovara e albanese in collegamento con quella pugliese. Il business di questa zona è particolarmente rilevante. Basti pensare che le coltivazioni albanesi di marijuana, che ha un'altissima percentuale di principio attivo, producono tra 13 e 15 tonnellate di droga all'anno. Queste coltivazioni non sono mai state ispezionate dalle autorità albanesi. Afferma il rapporto di Del Turco:
«Si deve dunque ritenere che, così come nel Montenegro in relazione al contrabbando di sigarette, in Albania non c'è alcun interesse politico a reprimere il traffico di stupefacenti». Non è un caso, quindi, se mercoledì 8 novembre lo stesso Del Turco ha chiesto al presidente del Consiglio di erogare gli aiuti per la ricostruzione nei Balcani solo se i paesi «faranno definitivamente i conti» con la lotta al contrabbando.

Il buen retiro del Montenegro
A partire dal '94-95 i principali protagonisti della malavita organizzata pugliese si rifugiano in Montenegro, dove è impossibile perseguirli in quanto il paese, espulso dall'Interpol, non ha alcun trattato di estradizione con l'Italia: si tratta di 450 persone. Afferma il rapporto dell'Antimafia: «Come spesso accade nelle crisi di egemonia territoriale dovute all'assenza dei capi (detenuti o latitanti) le seconde file iniziavano a muoversi in modo autonomo per rimpiazzare gli assenti». In questi ultimi tre anni solo 17 latitanti sono stati estradati in Italia. Il capo della polizia di Podgorica (la capitale del piccolo stato) ha detto recentemente ai magistrati italiani. «È difficile individuarli». Perché?, gli è stato chiesto. La risposta, disarmante, è stata: «Non hanno documenti».

 Le accuse dell'ANTIMAFIA
I buchi neri su coordinamento, collusioni, riciclaggio
La relazione «sullo stato della lotta alla criminalità organizzata nella provincia di Brindisi» è stata trasmessa al Parlamento il 16 luglio del 1999. II rapporto (53 pagine) redatto dalla commissione Antimafia, in realtà, è una radiografia completa sugli affari del contrabbando e sulle collusioni su cui possono contare i boss. In queste pagine alcuni dei passaggi più significativi contenuti nel documento.

«In tema di segnalazioni di operazioni bancarie sospette, i dati della Questura di Brindisi e della Finanza sono inconciliabili ed evidenziano una significativa criticità del sistema»

«La criminalità pugliese per eludere i controlli antiriciclaggio utilizza i vecchi canali dei cambiavalute svizzeri per fare affluire in Svizzera i proventi dei traffici illeciti»

«Sulle collusioni tra contrabbandieri e istituzioni la Commissione si chiede come sia stato possibile che magistrati e amministrazione dell'Interno in particolare non si siano mai accorti di nulla»

«Se solo una parte dei pm si fosse svegliata prima...»

 Le accuse di Del Turco: sulle sigarette c'è stata una congiura del silenzio

Ministro Del Turco, pochi giorni fa la Commissione europea ha presentato un ricorso contro le multinazionali del tabacco accusandole di complicità nel contrabbando di sigarette. Eppure, di questo fenomeno si parlava già nella relazione della commissione parlamentare Antimafia del luglio '99. Perché quel rapporto è rimasto lettera morta?
Perché la sola iniziativa italiana sarebbe stata un puro atto simbolico, di testimonianza, niente di più. Il problema è di carattere internazionale.

Anche l'azione europea, però, non si direbbe proprio tempestiva.
Gli organi dell'Unione hanno sempre pensato, al contrario di noi, che questo fosse un problema squisitamente italiano. Quando si sono accorti che il tema riguardava anche altri paesi, hanno iniziato a ragionare diversamente.

Sembra di intuire che la vera portata del fenomeno del contrabbando sia stata sottovalutata.
Esatto. Per anni si è pensato che la questione criminale riguardasse solo gli equilibri interni a Cosa nostra. Sono stati scritti libri, prodotti film. La commissione da me presieduta ha cercato di fare uno sforzo per uscire da una visione rétro. Osservando i fenomeni criminali in una dimensione nuova. Ecco, questo lavoro non ha avuto successo.

Perché?
C'è stata una congiura del silenzio alla quale hanno partecipato molte istituzioni.

Quali?
Un pezzo della magistratura non gradiva uno spostamento dell'asse dalle questioni tradizionali. Per intenderci: il centro era l'affare Andreotti, il rapporto mafia-politica. Si è preferito continuare su quella strada a dispetto di un fenomeno criminale di queste dimensioni con tanti morti veri. La relazione dell'Antimafia non poteva essere usata a destra, a sinistra o al centro. È una relazione che parla solo di criminalità.

Quali sono state le conseguenze?
Faccio un esempio. All'interno del documento c'è il nome di Gerardo Cuomo (boss del contrabbando considerato il referente della camorra e della sacra corona unita per il traffico internazionale di tabacco, arrestato il 10 maggio di quest'anno a Zurigo, ndr). Ci si chiede: ma come ha fatto quest'uomo a risiedere per 16 mesi in Svizzera tranquillo, senza essere arrestato, quando addirittura il suo nome compariva in un atto formale del Parlamento italiano? Insomma, perché la Svizzera non ha provveduto prima ad avviare accertamenti su quest'uomo?

Appunto. Perché?
La grande attenzione che si dava alla questione della mafia in Italia faceva oscurare il resto. Così non era di moda preoccuparsi di altro che non fosse assimilabile a Cosa nostra.

Lo scenario attuale è sempre lo stesso o è cambiato qualcosa?
Sta cambiando. Basta considerare un dato: noi abbiamo nel bilancio dei primi nove mesi di quest'anno 1.200-1.300 miliardi di entrate maggiori di tasse sui tabacchi lavorati esteri. Una cifra gigantesca, tutto quanto serve per eliminare l'Irpef sulla prima casa.

La conclusione degli inquirenti sentiti dalla commissione era che «nonostante le evidenti anomalie l'attività di riciclaggio è proseguita senza intralcio per molti anni». Si trattava di impotenza o collusione?
Entrambe. La quantità di controlli necessari è enorme. Ma non si può mettere in piedi un traffico del genere senza collusioni. È impossibile.

Secondo lei, anche le multinazionali del tabacco erano colluse?
Certamente sapevano. E sanno.
(C.A.)



Nota: l'Amministrazione dello Stato, incapace di attuare una equità fiscale in altro modo, basa le sue rendite su: benzina, sigarette, gioco d'azzardo, etc. Se qualcuno gli occupa la sua fetta di introiti, in parte criminali, se la prende parecchio (pensiamo ad esempio alla stampa di soldi falsi, cioè i pagherò made-in-Bankitalia). Ecco che invece di spiegarci come mai ci fumiamo sigarette radioattive che procurano il cancro, si occupa principalmente di combattere la concorrenza. E' interessante notare il ruolo delle banche, alla conferenza di Manchester sull'uranio ho proprio parlato del loro ruolo facendo riferimento ad una simbolica figura denominata "Bankenstein" (per cercare di rendere divertente un argomento penoso).

La trasmissione di ieri al Maurizio Costanzo, dedicata contro l'usura, vedeva contrapposti tra gli altri l'On. Frattini (cui va il nostro plauso per il coraggio e l'integrità) ed un responsabile ABI che sembrava strafatto di coca (sembrava solmente, per carità!). Il problema dell'usura bancaria però è stato solo accennato e (per quanto ho potuto vedere, a trasmissione già iniziata) non si è parlato della splendida opportunità della moneta popolare (costituzionale) che potrebbe servire a risollevare le sorti dell'imprenditoria medio-piccola ed in generale tutta la nostra economia, oltre ad essere l'unica legale. Invece la Banca d'Italia, società privata, affitta la moneta-cambiale (promissory notes) allo Stato che ci paga pure sopra gli interessi (Nota: quando si parla di Stato, si intende i cittadini, quando c'è da pagare). Pochi si sono accorti di questa mega-truffa che incrementa a dismisura il debito pubblico arricchendo alcuni furbissimi (con l'Euro, la truffa assumerà dimensioni continentali)...o forse sono tanti ma gli va bene così. Chissà se Ciampi deciderà un giorno di rompere il muro dell'omertà? Spes ultima Dea.