Avvenire
da Prima Pagina - Sabato 06 Gennaio 2001
BALCANI Si allunga in Europa la lista dei decessi.
All'Italia le mappe dei siti colpiti
La Nato: trasparenza sull'uranio
http://www2.chiesacattolica.it/avvenire/seed/cn_avvenire.c_select_abstract?id=160290&pubblicazione=Quotidiano&layout=1&zoom=0&id_session=64

La Nato risponderà con la «massima trasparenza e tempestività» alla richiesta italiana di avere la mappa dei bersagli colpiti in Bosnia con proiettili all'uranio impoverito, anche se la raccolta dei dati «potrà richiedere qualche tempo». Sulla "sindrome dei Balcani" il ministro della Difesa Mattarella riferirà in Senato mercoledì prossimo. Amato ribadisce che «la Nato siamo noi», ma il governo italiano ha «il diritto-dovere di ottenere e dare informazioni». La commissione Mandelli sta esaminando 18 casi e sottoporrà a test clinici un campione di reduci dei Balcani. Analisi a tappeto in Portogallo. Dati contraddittori dall'ex-Jugoslavia: tumori e leucemie in aumento nella zona croato-mussulmana della Bosnia; niente, invece, in Serbia e in Kosovo. Casi di cancro tra i militari in Gran Bretagna, Spagna, Grecia e Ungheria.

..da Primo Piano - Sabato 06 Gennaio 01

Commissione istituita da Mattarella prende in esame morti e malattie tra i soldati
Amato: diritto-dovere del nostro Paese avere informazioni dagli alleati

Uranio, 18 i casi sotto esame

Analisi sui reduci dai Balcani. La Nato fornirà mappe dei siti colpiti
L'Ammiraglio Venturoni: l'Italia stia attenta ai toni anti-Usa E scoppia la polemica
Luca Liverani

Roma. Diciotto casi da verificare. Arriva dal ministero della Difesa la notizia che la commissione Mandelli sull'uranio impoverito sta lavorando su diciotto segnalazioni e ha in programma test clinici su militari reduci dai Balcani. Una notizia che arriva assieme alla prima rassicurazione della Nato alla richiesta dell'Italia: avrete la mappa dei siti bombardati. E mentre Amato ribadisce il diritto-dovere del nostro Paese ad avere informazioni dagli alleati, fa discutere l'invito alla prudenza fatto all'Italia dell'ammiraglio Guido Venturoni, alla guida del Comitato militare della Nato. La commissione guidata dal professor Franco Mandelli sta dunque valutando la documentazione sanitaria di diciotto casi. Ma ha anche deciso di eseguire test clinici specialistici, per accertare l'eventuale presenza di contaminazioni da radioisotopi su un campione di militari attualmente presenti nei Balcani, ma anche su militari che hanno già operato nella stessa area. La commissione sta anche paragonando l'incidenza dei casi segnalati tra i militari con le analoghe patologie nella popolazione italiana civile della stessa età sulla base dei dati dei Registri Tumori. Verrà anche costituito un Gruppo Operativo per l'assistenza sanitaria del personale militare impiegato in operazioni di pace, con un numero verde.

Mattarella ieri mattina ha informato telefonicamente il presidente della Repubblica Ciampi sugli ultimi sviluppi del caso. Il ministro della Difesa riferirà sull'argomento al Senato mercoledì prossimo 10 gennaio, in contemporanea con la riunione della Commissione europea.

Dalla Nato arrivano rassicurazioni. Il segretario generale George Robertson risponde alla richiesta avanzata dal ministro Mattarella il 22 dicembre scorso - appoggiata anche ieri dalla Francia - e assicura la «massima trasparenza e tempestività» per la redazione di una mappa dei bersagli colpiti in Bosnia con proiettili all'uranio. Nella sua lettera, resa nota dal ministero, Robertson afferma di aver chiesto alle autorità militari dell'Alleanza di fornire l'indicazione dei bersagli attaccati con munizioni all'uranio impoverito in Bosnia. Ma dice anche che il «lavoro di raccolta dei dati potrà richiedere qualche tempo».

Ai microfoni di Radio Vaticana il premier Giuliano Amato puntualizza il rapporto tra l'Italia e l'alleanza atlantica: «Sull'uso delle armi e sulla loro pericolosità, proprio in quanto componenti attivi e protagonisti della Nato, noi riteniamo di avere il diritto-dovere di avere e di poter dare all'opinione pubblica tutte le informazioni necessarie su ciò che la Nato, cioè noi, abbiamo e su ciò che stiamo usando. Se può avere dei rischi, quali. Se li ha avuti, quali misure dobbiamo adottare ora. Ecco, insomma, quando si discute di cose come questa - precisa Amato - qualunque sia la conclusione, questa va portata davanti a San Tommaso, dandogli le prove che da duemila anni lui richiede». Ed è rivolta ad Amato la richiesta dei Verdi di una commissione di inchiesta parlamentare.

Fa discutere, intanto la presa di posizione dell'ammiraglio Guido Venturoni. Il presidente del Comitato militare dell'Alleanza atlantica in un'intervista dà per scontato che la Nato fornirà all'Italia tutte le informazioni richieste, «perché l'Italia è uno dei 19 Paesi membri». Ma avverte: «I modi e il tono con cui si svilupperà il dibattito influenzeranno le reazioni dei Paesi alleati, la capacità dell'Italia di stare in Europa e nel rapporto transatlantico». Aggiungendo che «il sistema politico-decisionale italiano si gioca la sua capacità di stare» nella Nato. «Toni inaccettabili», «dichiarazioni gravissime», «lezione arrogante», replica il verde Gianni Mattioli, ministro per le Politiche comunitarie. Nel Polo c'è Simone Gnaga di An che giudica quelle di Venturoni «risposte arroganti», mentre Carlo Giovanardi del Ccd parla di «considerazioni giuste e condivisibili».

Luca Liverani