11 Ottobre 2000
Una bomba, nucleare e mitteleuropea
A 50 chilometri dal confine austriaco, i cechi avviano una centrale. Proteste a Vienna
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Ottobre-2000/art15.htm
F. CO.

 Temelin, un nome per ora sconosciuto ma che nei prossimi giorni potrebbe diventare il pomo di una nuova discordia europea. Da lunedì scorso, a Temelin, nella Repubblica ceca, è di nuovo in funzione una mega centrale nucleare, a soli 50 chilometri di distanza dal confine austriaco. Da qui il corollario: Vienna si oppone tenacemente alla riapertura della centrale e minaccia di bloccare con qualsiasi mezzo l'ingresso della Repubblica ceca nell'Unione europea se Praga non farà retrofront.

 Già da alcuni mesi il cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel ha intensificato le pressioni su Praga e su Bruxelles per evitare che la centrale riprenda la sua attività, chiedendo il rispetto di precisi standard ambientali e di sicurezza relativi a Temelin, che evidentemente a tutt'oggi Vienna non ritiene siano stati soddisfatti.

 Figlio dell'era sovietica, l'impianto nucleare di Temelin è stato "trattato" sin dal 1993 con tecnologia occidentale per poter riaprire: i gruppi ecologisti però sostengono che questa commistione tra la vecchia tecnologia sovietica e quella occidentale non solo non risolva i problemi, ma rischi anche di crearne di peggiori. Sui dubbi sollevati dagli ambientalisti si è inserita la presa di posizione dell'Austria, paese che ha rinunciato al nucleare già dal 1978 e che vuole impedire che centrali nucleari funzionino appena oltre confine. La linea dura del governo di centrodestra di Schüssel ha quindi trovato pieno sostegno anche nei verdi e nella sinistra austriaca. La protesta da politico diplomatica si è quindi trasformata negli ultimi giorni in protesta popolare con manifestazioni e blocchi stradali: tre posti di frontiera tra Repubblica ceca e Austria sono bloccati da dimostranti antinuclearisti; al passaggio di frontiera più trafficato, quello di Dolni Dvoriste, si è formata una coda di tir di oltre dieci chilometri; il malcontento serpeggia tra i camionisti, alcuni dei quali sono bloccati da giovedì scorso.

 Anche tra i governanti e politici cechi c'è comunque chi è dubbioso o dissente sull'apertura della centrale. Il presidente Vaclav Havel è tra questi e aveva proposto di indire un referendum sulla riapertura. L'opposizione di centro destra dell'ex premier Vaclav Klaus invece è d'accordo sulla riapertura e infatti fu proprio Klaus nel 1993 a sponsorizzare la ristrutturazione di Temelin.

 Quel che appare assurdo è che lo stesso direttore della Cez, l'azienda elettrica pubblica, ritiene che la produzione elettrica proveniente dall'impianto come non sia necessaria per il fabbisogno energetico del paese. Frantisek Hezoucky spiega che la centrale venne costruita quando ancora si dava per certo che l'energia nucleare avrebbe nel tempo sostituito completamente quella classica delle centrali a carbone: "La Cez cercherà di trovare o creare un mercato per la sua produzione energetica". Nella repubblica ceca è già in funzione un'altra centrale nucleare, sempre di costruzione sovietica, vicino Dukovany, a duecento chilometri da Praga.

 Proprio mentre la questione nucleare ceca prende una brutta piega, dalla vicina Germania arrivano notizie migliori. La Rwe Ag, la più grande compagnia elettrica del paese, ha annunciato ieri di voler chiudere definitivamente la centrale nucleare vicino Coblenza. La chiusura dell'impianto, in funzione da soli due anni, rientra nel piano deciso pochi mesi fa dal governo rosso verde su richiesta dei Grünen, finalizzato alla progressiva chiusura entro i prossimi 20 anni di tutti e 19 gli impianti nucleari in Germania.