NOTA INFORMATIVA SULL'ATTIVITA' DELLA RETE ABOLIRE L'URANIO IMPOVERITO
messaggio spedito da: Paolo Pioppi

Trasmettiamo alcune informazioni circa i passi intrapresi da Falco Accame in attuazione di alcuni dei punti programmatici approvati a Roma nella riunione del 13 gennaio

I N D I C E

1) Lettera al Presidente della Repubblica. Risposta del Consigliere militare del Presidente. Nuova lettera al Presidente (punto 3 del programma)

2) Lettera al Presidente del Consiglio (punto 4 del programma)

3) Lettere ai Presidenti di alcune Regioni dove si trovano i poligoni di tiro (punto 5 del programma)

4) Convocazione di una MANIFESTAZIONE di protesta (punto 6 del programma)

ATTENZIONE:
chiediamo a tutte le associazioni di partecipare sabato 3 febbraio alle ore 12 a Roma (Altare della Patria) e a farsi portavoce dell'appuntamento. Trovate al punto 4 l'appello per la manifestazione che consiste nella posa di una corona al monumento al milite ignoto (Altare della Patria). Comunicate rapidamente la vostra adesione e partecipazione all'indirizzo pasti@mclink.it. Grazie

5) Controcommissione alternativa rispetto a quella istituita da Mattarella (punto 7 del programma)

NOTA IMPORTANTE
Vi chiediamo di tenerci aggiornati sulle vostre attività in rapporto all'uranio, in modo che si possa contribuire a far circolare le informazioni tramite e-mail o fax a tutte le associazioni che hanno formato la rete Abolire l'Uranio Impoverito



1) Lettera al Presidente della Repubblica. Risposta del Consigliere militare del Presidente. Nuova lettera al Presidente (punto 3 del programma)

Roma, 15 gennaio 2001

Al Presidente della Repubblica
Il Quirinale

Signor Presidente,

la morte di alcuni militari italiani e le malattie contratte da altri reduci dalle operazioni nei Balcani, che possono essere messe in relazione a contaminazione da uranio impoverito, rappresentano dei fatti molto gravi che credo impongano una attenta riflessione anche ai massimi livelli di responsabilità nel nostro paese, in quanto coinvolgono aspetti della sicurezza nazionale e internazionale e soprattutto sono inerenti al diritto umanitario.

In Somalia e poi in Bosnia e nei primi 5 mesi della campagna del Kosovo, il personale militare e civile italiano ha operato in assenza di norme di protezione, dato che queste sono state emanate in data 22 novembre 1999. Eppure in queste missioni gli Stati Uniti avevano emanato precise disposizioni di sicurezza per il loro personale in relazione ai rischi connessi all'impiego dell'uranio impoverito.

Negli USA sono stati condotti da lungo tempo degli studi a partire dai primi anni '90 nei quali si afferma, senza ombra di dubbio,  la pericolosità legata alla ingestione di polvere di uranio, come testimonia un documento emanato nel 1993 (e che fa riferimento a precedenti studi del '91) nel quale si afferma tra l'altro che: "Quando i soldati si trovano ad inalare o ingestire polvere di uranio essi incorrono in un potenziale incremento nel rischio di cancro".  "When soldiers inhale or ingeste DU dust, they incur a potential increase in cancer risk". Il documento è del direttore della Sanità dell'esercito USA. In un altro documento dell'ottobre 1993, del Support Directorate di Washington, si precisano le disposizioni di sicurezza da adottare per il personale USA operante in Somalia.

Per quanto concerne la Bosnia, i raid degli aerei A/10, aerei contro-carro degli USA (ed anche alcuni raid degli Harrier britannici) erano effettuati operando con armi all'uranio. Questi raid sono partiti dalla base di Aviano. Tale base è al comando di un colonnello dell'aereonautica italiana, che quindi è ovviamente a conoscenza di tutti gli ordini di operazione e rapporti di operazione. Egli è altresì a conoscenza delle direttive impartite per l'uso delle armi all'uranio impoverito e dei risultati ottenuti nelle singole azioni. Il pilota, tra l'altro, nei debriefing al termine della missione riferisce sul numero dei proiettili sparati e sui carri armati, ed altri obiettivi, eventualmente distrutti.

L'uso dell'uranio impoverito in Bosnia era noto alle autorità militari italiane operanti in ambito NATO. Infatti anche il comandante della V ATAF di Vicenza era a conoscenza di tutti gli ordini e i rapporti di operazione e quindi dei compiti svolti nelle missioni degli aerei A/10. Così come ne era al corrente il vicecomandante (italiano) di AFSOUTH. Del resto l'operazione in Bosnia fu illustrata in una conferenza stampa tenutasi proprio a Napoli presso AFSOUTH. In Bosnia, oltre ai proiettili all'uranio impoverito furono lanciati 13 missili da crociera, contenenti anch'essi uranio impoverito.

Circa la pericolosità delle armi all'uranio, sulla quale sembra esservi discussione, vale la pena di ricordare quanto affermato dal generale Osvaldo Bizzari nelle succitate norme di sicurezza trasmesse ai reparti, nelle quali si legge testualmente: "Inalazioni di polvere di uranio impoverito sono associate nel tempo con effetti negativi sulla salute quale il tumore e disfunzioni nei neonati".

Non sembra quindi esservi dubbio alcuno sulla valutazione di pericolosità dell'uranio che è stata fatta da parte italiana e quindi sui rischi connessi, anche se nel campo epidemiologico non si possono avere certezze di tipo meccanico, cioè deterministiche, ma solo relazioni probabilistiche. Forse l'unica certezza che si può avere è quella che non vi possono essere certezze di non pericolosità e che quindi si ha a che fare inevitabilmente con dei rischi, che possono essere più o meno grandi in dipendenza di molti fattori.

Per quanto riguarda la pericolosità dell'uranio, recenti studi hanno dimostrato in molti casi la presenza contemporanea anche di plutonio, materiale particolarmente nocivo specie in relazione alle leucemie.

L'esistenza di rischi è ben nota negli Stati Uniti in base alle esperienze di massa avute nella guerra del Golfo, esperienze che hanno dato luogo appunto alla emanazione di norme di sicurezza per proteggere il personale per quanto possibile. La protezione del personale, militare e civile, è affidata peraltro non solo alla esistenza e conoscenza minuziosa delle norme (e a uno specifico addestramento all'applicazione delle norme stesse) ma anche alla disponibilità di mezzi per applicare le norme, come tute protettive ricambiabili (data l'esigenza del loro assai frequente lavaggio), maschere protettive a perdere, guanti a perdere e così via.

Quanto al personale civile italiano, che tra l'altro è quello che più a lungo ha sostato nelle zone contaminate, non risulta che questo disponesse del materiale necessario alla protezione e quindi, anche nell'eventualità che fosse stato messo a conoscenza delle norme, non avrebbe potuto osservarle. Per quanto riguarda il personale militare pare che i mezzi a disposizione siano stati alquanto scarsi.

Altro problema riguarda le visite mediche a cui andava sottoposto il personale prima, durante e dopo la missione. Purtroppo in Italia esistono solo pochissimi centri specializzati che sono in grado di effettuare le delicate analisi spettrografiche e quant'altro occorre. A quanto è dato sapere vi sono state gravi carenze sotto questo riguardo e ad oggi migliaia di persone devono essere sottoposte a visite mediche, il che pone dei problemi non indifferenti. Risulta che vi siano persone che hanno dovuto effettuare a spese proprie le analisi, mentre non vi è alcun dubbio che tale assistenza debba essere a carico dello Stato.

Questa problematica ci porta al discorso relativo alle cure mediche concernenti coloro che sono risultati affetti da patologie. Anche qui si è verificato purtroppo il fatto che molte persone si sono dovute rivolgere, con ingenti spese, a istituti privati.

Tale problematica ci rimanda alla questione delle cause di servizio e dell'equo indennizzo. Le "cause di servizio" vengono stabilite nella grande maggioranza dei casi in base a valutazioni probabilistiche e questo deve valere anche per la contaminazione da uranio che concerne i reduci dalla guerra del Golfo, dalla Somalia e dalla ex Jugoslavia. E a tale riguardo si pone anche un'altra tematica. Le operazioni di pace compiute sono in realtà frammiste ad azioni di guerra. Un soldato che muore in una missione di pace dovrebbe quindi essere considerato, dal punto di vista dei risarcimenti, come un soldato caduto in guerra. La questione coinvolge anche, ovviamente, civili che hanno operato in un'area dove si sono svolte operazioni militari.

Di particolare rilevanza è il problema dei risarcimenti per i familiari delle vittime. Esiste in merito una legislazione molto confusa. Le più recenti determinazioni sono quelle che hanno valutato i risarcimenti dovuti nella misura di 4 miliardi a famiglia e si riferiscono alle vittime del tranciamento del cavo della funivia del Cermis. Nel caso dei parenti delle vittime della sciagura di Ustica sono stati stanziati all'incirca 150 milioni per famiglia. Una cifra di quest'ordine di grandezza è stata stanziata per le vittime della strage di Bologna e per le vittime della tragedia di Casalecchio sul Reno.

Altra problematica riguarda l'inquinamento prodotto dall'uso di mezzi contenenti uranio nei poligoni di tiro, perchè vi sono casi di patologie riscontrate in personale che ha operato nei poligoni. L'inquinamento riguarda peraltro anche le acque dell'Adriatico in cui sono stati sparati (per prova di corretto funzionamento delle armi prima di ogni missione) proiettili all'uranio impoverito.

Infine si pone il problema che per la sua importanza in senso globale è certamente prioritario e che riguarda i risarcimenti in campo internazionale per le popolazioni che sono state interessate alle conseguenze derivanti dall'impiego di armi all'uranio, i cui effetti di radiazione e tossicità si protraggono nel tempo molto dopo il conflitto e che per questo, come avviene per le armi chimiche, dovrebbero essere bandite.

Per la gravità dei problemi sopra elencati, che riguardano oltrechè personale civile anche personale militare italiano, Le chiediamo (anche in riferimento alla precedente lettera inviataLe in data 22/12/2000) in qualità di Capo delle Forze Armate, di convocare il Consiglio Superiore della Difesa, organo a cui possono partecipare ministri responsabili di vari settori nonchè esperti.

Falco Accame
Presidente Ana-Vafaf
e a nome della Rete AUI

L'elenco dei componenti della Rete AUI (Aboliamo l'Uranio Impoverito) è riportato in allegato.



RISPOSTA DEL CONSIGLIERE MILITARE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Roma, 19 gennaio 2001.

Onorevole,

Mi riferisco al Suo Appello al Presidente della Repubblica per la convocazione del Consiglio Supremo della Difesa perchè esamini la problematica dei possibili rischi connessi con l'impiego nei Balcani di munizioni all'uranio impoverito.

Il Presidente segue con particolare attenzione l'approfondimento delle verifiche e delle ricerche disposte dal Ministro della Difesa.

La Magistratura sta a sua volta indagando su eventuali ipotesi di reato.

La definizione dei dati medico-scientifici relativi alle attuali ipotesi di rischio è pregiudiziale all'avvio di nuove iniziative.

Cordialmente
Sergio Biraghi



SECONDA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Roma, 26 gennaio 2001

Signor Presidente,

La ringrazio della cortese risposta in data 19/1/2001 che mi ha fatto pervenire tramite il suo consigliere militare. E' certamente importante conoscere che cosa dirà la commissione medico-scientifica del prof. Mandelli e le altre commissioni che sono state nominate. Tuttavia già sappiamo che queste commissioni a proposito dei casi di tumori e leucemie ed altro contratte da alcuni nostri militari non potranno con certezza affermare nè che le affezioni sopra indicate  sicuramente derivano da contaminazione per uranio impoverito (e metalli associati), nè che dette affezioni sicuramente non derivano da uranio impoverito.

Si resta insomma inevitabilmente nel campo delle probabilità, più o meno grandi, che è emersa dall'analisi delle migliaia di casi verificatisi in Iraq tra la popolazione civile e nei reduci della guerra del Golfo. Le decine di casi italiani non potranno certamente modificare queste valutazioni.

D'altra parte tali valutazioni hanno fatto sì che gli Stati Uniti abbiano emanato fin dal 1993, in occasione dell'impiego delle truppe in Somalia, norme di sicurezza molto stringenti che mettevano in evidenza i rischi di tumori e malformazioni alla nascita, come è stato ricordato anche recentemente dal settimanale tedesco «Der Spiegel» del 22 gennaio 2001 e prima anvcora da «Il Giornale dei Militari» del 27/11/2000. Del resto nel quotidianoo «San Francisco Examiner» del 21 giugno 1998 si legge che il regolamento militare USA di medicina preventiva (Art. 40-45) prevede che "vengano eseguiti dei test medici qualora si ritenga che materiali radioattivi siano stati impiegati in modo tale da poter essere stati ingeriti, inalati o assorbiti all'interno del corpo". Viene precisato inoltre: "Il Col. Cherry afferma che questo è stato fatto in Somalia durante una missione di pace delle Nazioni Unite nel 1992 e che attualmente tale regolamento viene applicato in Corea, Bosnia e nel Golfo Persico".

Da un punto di vista umanitario (rispecchiato anche nel recente diritto internazionale) occorreva quanto meno avvertire le popolazioni delle zone colpite dei rischi presenti anche dopo la cessazione delle azioni di fuoco e dopo il termine del conflitto.

La conoscenza dei pericoli dell'uranio impoverito era ben nota alla sanità militare internazionale nel quadro delle relazioni interalleate. Si tratta di materia che è perfino esposta nelle "sinossi" in uso presso le nostre scuole militari! Inoltre, l'argomento è ben noto da tempo attraverso la pubblicistica, niente affatto segreta, come i libri dell'ex ministro della giustizia USA, Ramsey Clark: "The fire this time" e "The metal of dishonour", quest'ultimo anche tradotto in italiano.

Certamente quindi la questione dell'uranio impoverito non poteva essere sfuggita all'attenzione, oltrechè dei servizi di informazione italiani, anche dell'ambito sanitario-ambientale e degli addetti militari italiani presso le ambasciate nei paesi in cui questo materiale veniva usato.

Nelle norme di sicurezza emanate il 22 novembre 1999 nel quadro della forza multilaterale nei Balcani (a firma del colonnello Osvaldo Bizzari, specializzato NBC) il rischio è presentificato in termini di possibilità di contrazione di tumori e di malformazioni alla nascita. Purtroppo queste norme (che comunque non sono state diffuse tra i civili) non hanno riguardato, oltrechè i primi sei mesi della campagna in Kosovo, i periodi delle campagne in Somalia e in Bosnia. Inoltre i mezzi e le procedure da mettere in atto per ridurre il rischio non erano disponibili alla componente civile. Il problema sussiste anche nei poligoni di tiro dove forze alleate usano armamenti all'uranio impoverito.

Su questo problema che riguarda il "milite ignaro" (ma anche il "civile ignaro") ritengo che debba essere portata l'attenzione delle superiori autorità indipendentemente anche da quali possono essere le conclusioni delle commissioni medico-scientifiche.

In particolare pare che ogni sforzo debba pertanto essere compiuto per accertare come sia stato possibile che una materia così gravida di implicazioni, da una parte per i nostri civili e militari impiegati nelle zone di operazione e, dall'altra parte (e in primo luogo) per le popolazioni civili sia sfuggita all'attenzione dei Ministeri dela Difesa, dell'Interno, della Sanità, dell'Ambiente.

Credo che l'opinione pubblica non debba essere lasciata all'oscuro di quanto avviene in determinate istituzioni come è accaduto, limitandoci a vicende recenti, per quanto riguarda Ustica, le violenze in Somalia, il Cermis, il caso Scieri. Il pericolo è che venga minata la credibilità dello Stato e la trasparenza del suo agire, che costituisce un sine qua non per una democrazia.

E' per questi motivi che lo scrivente riteneva che la convocazione del Consiglio Supremo di Difesa potesse costituire un segnale positivo in rapporto al fatto che di fronte alla morte e alle gravi patologie manifestatesi in numerosi militari si voglia operare nel senso della difesa del loro elementare diritto ad essere informati, preventivamente e durante le operazioni, mentre si ha l'impressione che vi siano soprattutto preoccupazioni per l'autodifesa delle istituzioni.

Falco Accame
presidente ANA-Vafaf
e a nome della rete AUI



2) Lettera al Presidente del Consiglio (punto 4 del programma)

Roma, 23 gennaio 2001

Al Presidente del Consiglio prof. Giuliano Amato

Signor Presidente del Consiglio,

faccio seguito alle lettere scritteLe in precedenza (vedi allegato) circa la questione dell'uranio impoverito e dei rischi corsi dal nostro personale, civile e militare, prima in Somalia e poi in Bosnia e quanto meno 5 mesi nel Kosovo, in quanto non era stato informato della situazione e non erano stati assicurati i mezzi di protezione. (Il personale civile non è mai stato dotato di mezzi di protezione, nè gli sono state fornite istruzioni in merito).

La problematica relativa a questa vicenda è specificata in dettaglio nella lettera che ho scritto al Presidente della repubblica e che Le allego in copia.

Nel frattempo si è costituita la rete AUI (Aboliamo l'Uranio Impoverito). Anche a nome di questa rete Le chiedo un incontro in tempi brevi con una delegazione per esporLe alcuni dei problemi prioritari da affrontare.

Falco Accame



3) Lettere ai Presidenti di alcune Regioni dove si trovano i poligoni di tiro (punto 5 del programma)

REGIONE LAZIO

Roma, 23 gennaio 2001

Al Presidente della Regione Lazio
On. Francesco Storace

Signor Presidente

nel poligono di tiro di Nettuno si sono svolte e si svolgono esercitazioni a cui partecipano mezzi con la presenza di uranio impoverito.

Di recente sono emersi casi di patologie sospette in cui si rivela la possibilità di inquinamento da detto materiale.

Il Presidente della Regione Sarda, Mario Floris, ha chiesto un incontro (vedi allegato) con il Presidente del Consiglio e il Ministro della Difesa. Per quanto concerne i poligoni si rende necessario un monitoraggio dell'area con appositi mezzi che spesso eccedono le possibilità dei nuclei NBC.

La problematica riguardante l'uso di armi all'uranio impoverito è esposta nella allegata lettera scritta al Presidente della Repubblica.

Anche a nome della Rete AUI (Aboliamo l'uranio impoverito!) Le chiediamo di intraprendere misure per verificare le condizioni di rischio eventualmente presenti nell'area e adottare le misure conseguenti.

Falco Accame



REGIONE CAMPANIA

Roma, 23 gennaio 2001.

Al Presidente della Regione Campania
On. Antonio Bassolino

Signor Presidente

nel poligono di Persano si sono svolte e si svolgono esercitazioni a cui partecipano mezzi con la presenza di uranio impoverito.

Di recente sono emersi casi di patologie sospette in cui si rivela la possibilità di inquinamento da detto materiale.

Il Presidente della Regione Sarda, Mario Floris, ha chiesto un incontro (vedi allegato) con il Presidente del Consiglio e il Ministro della Difesa. Per quanto concerne i poligoni si rende necessario un monitoraggio dell'area con appositi mezzi che spesso eccedono le possibilità dei nuclei NBC.

La problematica riguardante l'uso di armi all'uranio impoverito è esposta nella allegata lettera scritta al Presidente della Repubblica.

Anche a nome della Rete AUI (Aboliamo l'uranio impoverito!) Le chiediamo di intraprendere misure per verificare le condizioni di rischio eventualmente presenti nell'area e adottare le misure conseguenti.

Falco Accame



REGIONE FRIULI

Roma, 23 gennaio 2001

Al Presidente della Regione Friuli
dott. Roberto Antonione

Signor Presidente

nei poligoni di tiro del Friuli si sono svolte e si svolgono esercitazioni a cui partecipano mezzi con la presenza di uranio impoverito.

Di recente sono emersi casi di patologie sospette in cui si rivela la possibilità di inquinamento da detto materiale.

Il Presidente della Regione Sarda, Mario Floris, ha chiesto un incontro (vedi allegato) con il Presidente del Consiglio e il Ministro della Difesa. Per quanto concerne i poligoni si rende necessario un monitoraggio dell'area con appositi mezzi che spesso eccedono le possibilità dei nuclei NBC.

La problematica riguardante l'uso di armi all'uranio impoverito è esposta nella allegata lettera scritta al Presidente della Repubblica.

Anche a nome della Rete AUI (Aboliamo l'uranio impoverito!) Le chiediamo di intraprendere misure per verificare le condizioni di rischio eventualmente presenti nell'area e adottare le misure conseguenti.

Falco Accame

Notizie riguardanti i poligoni:

1. La procura di Bari avvia un'indagine sulle basi pugliesi (Il Tempo, 26 gennaio 2001)

2. La procura della Repubblica di Pordenone ha avviato un'inchiesta sul poligono del Dandolo (Maniago, Friuli) (Il Tempo 26/1)

3. Interrogazione del parlamentare della Lega Edouard Ballaman sul poligono del Dandolo in rapporto alla malattia di due militari (Messaggero Veneto 24/1/01)



4) Convocazione di una manifestazione di protesta (punto 6 del programma)

PORTIAMO UNA CORONA AL "MILITE IGNARO"

Sabato 3 febbraio - ore 12
Appuntamento a Roma, piazza Venezia
davanti all'Altare della Patria - monumento al milite ignoto.

UNA CORONA PER I MILITARI E I CIVILI VITTIME DELL'URANIO, INVIATI NEI BALCANI SENZA NESSUNA PROTEZIONE

UNA CORONA ANCHE PER LE POPOLAZIONI COLPITE, NELL'IMMEDIATO E PER UN TEMPO INDEFINITO, DAGLI EFFETTI DI ARMI CHE LE CONVENZIONI ESISTENTI SONO GIA' SUFFICIENTI A BANDIRE

Iraq (1991), Somalia (1993), Bosnia (1994-95), Jugoslavia (1999). L'utilizzo delle armi all'uranio configura un c r i m i n e  c o n t r o  l' u m a n i t à. Altro che operazioni umanitarie, guerre chirurgiche, armi intelligenti! Hanno inaugurato invece la guerra nucleare di bassa intensità. Bisogna impedire che possano continuare.

Le morti per leucemia o affezioni simili di reduci dai Balcani hanno contribuito finalmente a squarciare la coltre del silenzio che ha circondato questi crimini per tanto tempo. Adesso non lasciamo sole le vittime. Non lasciamo impuniti i responsabili.

Ministri e alti vertici militari sono stati colti in flagranti contraddizioni. Hanno ignorato a lungo quello che assolutamente non potevano e non dovevano ignorare. Hanno cambiato più volte versione, adattandola alle circostanze che via via emergevano. Hanno cercato e cercano di scaricare su altri le loro responsabilità o di minimizzare i fatti.

CHI E' COLPEVOLE DEVE PAGARE E DEVE INTANTO SUBITO ESSERE ALLONTANATO DAGLI INCARICHI CHE RICOPRE

DEVONO ESSERE PRESE MISURE IMMEDIATE PER RISARCIRE E PER ASSISTERE DAL PUNTO DI VISTA SANITARIO SIA I MILITARI E I CIVILI ITALIANI, SIA LE POPOLAZIONI COLPITE.

Coordinamento aboliamo l'uranio impoverito

ATTENZIONE:
chiediamo a tutte le associazioni di partecipare sabato 3 febbraio alle ore 12 a Roma (Altare della Patria) e a farsi portavoce dell'appuntamento. Comunicate rapidamente la vostra adesione e partecipazione all'indirizzo pasti@mclink.it oppure al fax 06 8174010. Grazie



5) Controcommissione alternativa rispetto a quella istituita da Mattarella (punto 7 del programma)

D'intesa con il Tribunale Clark, che ha tenuto la sua seduta il giorno 13 nel pomeriggio, dopo l'assemblea della Rete AUI, abbiamo verificato la disponibilità di alcuni specialisti a costituire detta commissione, la cui costituzione è stata annunciata alla stampa e ripresa anche da alcuni giornali (per esempio il Manifesto del 20/1/01) il 19 gennaio nel corso della conferenza stampa del Tribunale tenuta al Senato con Ramsey Clark, ex ministro della giustizia USA e coautore del libro denuncia sull'iuranio impoverito, The Metal of dishonor.

La possibilità di visionare gli atti della Commissione istituita dal Ministero della Difesa (commissione Mandelli) e di affiancare con esperti di parte quelli già nominati, è stata richiesta ufficialmente al Ministro.

Gli scienziati che hanno dato la loro disponibilità sono stati contattati tramite Mauro Cristaldi del "Comitato scienziate e scienziati contro la guerra". Coloro che hanno dato finora la loro disponibilità sono: Carlo Pona, fisico, Roma; Francesca Degrassi, mutagenista, Roma; Valerio Gennao, epidemiologo, Genova; Giorgio Cortellessa, fisico nucleare, Roma; Livio Giuliano, matematico, Roma; Paolo Manzelli, chimico, Firenze; Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare, Torino; Alessandra Signorini;  Angelo Baracca, Firenze; Fabrizio Fabbri, naturalista;Mauro Cristaldi, naturalista, Roma.

Si tratta di persone altamente qualificate, dalla cui collaborazione ci aspettiamo molto. Molti di loro figurano tra gli oratori del convegno organizzato dalle scienziate e scienziati contro la guerra a Torino il 22-23 giugno 2000 (gli atti sono pubblicati nel libro Contro le Nuove Guerre, Odradek, 2000). Venerdì 2 febbraio il Tribunale Clark ha convocato con loro e con gli avvocati che hanno dato la loro disponibilità una prima riunione per coordinare l'attività..

Per quanto riguarda il prof. Massimo Zucchetti di Torino, segnaliamo una sua intervista su "Il Tempo" del 27/1/01.



Vi chiediamo di tenerci aggiornati sulle vostre attività in rapporto all'uranio, in modo che si possa contribuire a far circolare le informazioni tramite e-mail o fax a tutte le associazioni che hanno formato la rete Abolire l'Uranio Impoverito