Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e

Famiglie dei Caduti

Segretaria: Largo Michelangelo, 5 - 00034 Colleferro (Roma)
Concetta Conti

In Bosnia c'era uranio. Ma non sappiamo se ci fossero le norme di protezione.

La dichiarazione del Ministro Mattarella ieri a Modena, secondo cui in Bosnia è stato usato l'uranio impoverito (fatto che finora er stato negato) pone la questione se in Bosnia i nostri reparti disponessero delle norme precauzionali, visto che finora la Bosnia era stata considerata dal dal ministero Difesa immune da presenza di uranio. Del resto si conoscono fino ad oggi solo le norme emanate nel novembre 1999 nelle quali si afferma tra l'altro che l'uranio impoverito può essere causa di gravi danni alla salute.

Il problema si pone naturalmente non solo nei riguardi dei nostri soldati ma anche delle popolazioni locali. Se i pericoli individuati dalle norme di sicurezza sono reali si pone il problema della messa al bando delle armi all'uranio impoverito e delle responsabilità di chi le ha usate. Occorre fare ciò che è stato fatto per le mine anti-uomo. In Italia gli stock sono stati distrutti anche se persistono nelle basi Nato. L'Onu non può ammettere che in missioni considerate di pace si possano creare condizioni di gravi menomazioni per le persone implicate. Su questi ultimi temi si è riunita oggi la segreteria dell'ANA-VAFAF e ha deciso la costituzione di un comitato per la messa al bando delle armi all'uranio, ma in primo luogo per la tutela delle famiglie che hanno nei loro congiunti delle vittime di queste armi i cui effetti sono a cavallo tra il chimico e il radioattivo e quindi non sono ancora classificate in sede internazionale. I compiti specifici del comitato e le azioni che intraprenderà verranno rese note in un successivo comunicato.

Falco Accame
Presidente ANA-VAFAF