Risposta a Mattarella (ANA-VAFAF, 17 dicembre)

Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e Famiglie dei Caduti

Segretaria: Largo Michelangelo, 5 - 00034 Colleferro (Roma)
Concetta Conti

Risposta a Mattarella

In relazione alla comunicazione del ministro della Difesa/Gabinetto si osserva:

1) in data 22 novembre nel comunicato Ansa delle ore 15.42 si legge:"il ministro ha infatti spiegato che i due casi mortali di leucemia acuta verificatisi nelle forze armate (i militari Vacca e Pintus, ndr) l'uno l'anno scorso e l'altro nel 1994, non sono correlabili all'uranio impoverito. Nel primo caso, infatti, il militare non era stato in Kosovo ma in Bosnia, dove non sono stati utilizzati questi proiettili, nel secondo caso, poi, il soldato non era mai stato impiegato all'estero (ma nel Poligono di Teulada, ndr)". Dunque fino al 22 settembre 2000 il ministero della Difesa ha ignorato l'uso di uranio in Bosnia e di conseguenza non ha emanato disposizioni di sicurezza relativi ai pericoli dell'uranio stesso. Solo l'altro ieri parlando a Modena, in risposta alle domande dei giornalisti, il ministro ha ammesso che in Bosnia è stato usato uranio impoverito. In proposito lo scrivente gli aveva fatto pervenire le notizie raccolte su internet in cui il ministero della Difesa Usa aveva affermato di aver usato armi all'uranio impoverito in Bosnia, nella fattispecie sia sotto forma di proiettili perforanti sia sotto forma di missili da crociera Tomahawk in Bosnia nel corso della operazione "Deliberate Force 1995". Di eccezionale gravità sarebbe il fatto secondo cui gli Usa avrebbero usato armi ad uranio impoverito (emanando in proposito rigorosissime norme di sicurezza - reperite anche queste su internet) senza avvertire gli alleati italiani. Altrettanto grave il fatto secondo cui noi saremmo stati a conoscenza dell'uso da parte americana delle armi all'uranio e non fossero state da noi adottate nel contempo le norme di precauzione previste dagli Usa. Il ministro potrà certamente accertare come stanno le cose. A quanto ci risulta le prime norme italiane (almeno quelle che noi conosciamo) non sono state emanate né nella campagna di Somalia né in quella della Bosnia, ma nel Kosovo, nel novembre 1999, con successivo ampliamento nel maggio del 2000. Se così stanno le cose il ministro è stato male informato sull'intera vicenda. Quanto all'uso di munizionamenti stranieri nei poligoni, sappiamo purtroppo che non possiamo controllare se essi dispongono di armi atomiche o di mine antiuomo nei loro depositi, perché le basi sono out-of-bounds.

2) Il ministro è stato male informato anche circa il tipo delle armi usate dagli Usa. Non si tratta, infatti, né solo di proiettili, né di dardi, ma si tratta di missili da crociera che sono paragonabili non a dei dardi, ma ai siluri usati su sommergibili o navi siluranti. La proporzione in dimensioni tra i due tipi di armi e il quantitativo di uranio che portano con sé è circa quello del rapporto tra un cane e una mucca.

3) Si afferma che sono state accurate indagini epidemiologiche. Non vogliamo né possiamo entrare in merito alle modalità con cui queste sono state condotte. Ma certamente queste, visto che si è ritenuto ad oggi che in Bosnia non vi sia stata alcuna presenza di armi all'uranio, non sono state condotte per questa missione. Quanto alle altre indagini mediche, si è letto che è stato richiesto al personale di farsi fare delle analisi a loro spese, se ciò corrisponde a verità si tratta di qualcosa di totalmente inaccettabile sul piano etico, ma che anche mette in dubbio la possibilità dell'ottenimento di dati completi ed affidabili.

4) Il ministro esclude che possono esservi relazioni tra l'insorgenza di patologie tumorali ed il servizio prestato nei Balcani. Questo è in totale contrasto con l'affermazione circa i pericoli che vengono individuati nelle disposizioni di sicurezza Usa e anche in quelle italiane emanate nel 1999, in cui si legge, tra l'altro, testualmente che "inalazioni di polvere insolubile di U.I. sono associate, nel tempo, con effetti negativi sulla salute, quale il tumore e  disfunzione nei neonati". Dunque precauzioni pesantissime circa la possibilità di contaminazioni da uranio e l'insorgere di tumori e non solo. Le precauzioni di sicurezza studiate dagli Usa dopo le esperienze fatte nella guerra del Golfo emanate in Somalia e poi in Bosnia, sono volte a scongiurare per quanto possibile le conseguenze della contaminazione. Certo il soldato (ma per i civili locali il discorso è diverso) può essere chiamato a correre dei rischi, ma lui e le sue famiglie ne devono essere preventivamente del tutto edotte. Nessuno al mondo sa con certezza da che cosa derivi il tumore. Chi lo scoprisse sarebbe quantomeno insignito a tamburo battente del premio Nobel. Dunque è un campo in cui nessuno ha certezze, la sola certezza è che bisogna adottare tutte le misure possibili. Non dimentichiamo che a Marghera dove ogni pericolo fu a lungo smentito, ci sono stati 672 casi di esiti tumorali. Speriamo che non debba accadere qualche cosa di simile per la vicenda dei Balcani.

5) Il ministro ha perfettamente ragione nell'affermare la necessità della massima trasparenza in una simile situazione, ma con amarezza dobbiamo dire che se non fosse stato per "Radio Fante" non avremmo forse mai saputo dei casi sospetti. Trasparenza avrebbe voluto che all'insorgere di ogni caso per il quale non vi era assoluta certezza che non fosse imputabile, direttamente o indirettamente a contaminazione con uranio impoverito e da almeno dopo il tragico caso della morte di Salvatore Vacca, il ministro stesso fosse stato edotto della situazione lasciando poi a lui la possibilità di prendere tutte le determinazioni del caso, ma non certo quella di richiedere nomi e cognomi di eventuali colpiti per più che ovvii motivi di rispetto della privacy e non solo.

6) Si afferma nel comunicato che "Sin dall'inizio sono state poste in essere attività di monitoraggio e istruzione di comportamento. Non risulta peraltro che ciò sia stato fatto in Somalia (dove qualcuno a suo tempo avanzò dei sospetti sulle possibili cause dell'infermità del maresciallo Mandolini che destò non poche preoccupazioni) né in Bosnia, visto che come sopra accennato, non venne preso in considerazione il fatto che potesse esservi la presenza di armi all'uranio impoverito.

7) E' sperabile che quanto sta accadendo, purtroppo con grave ritardo rispetto al primo caso che si è conosciuto, faccia riflettere autocriticamente tutti. Purtroppo il nostro Paese è titolare di una funesta tradizione circa il valore che viene attribuito alla vita dei suoi soldati. Per non andare troppo indietro nel tempo possiamo limitarci alle scarpe con le suole di cartone dei nostri soldati che si sciolsero nella neve dell'Epiro e alle 100mila gavette di ghiaccio che tornarono dalla campagna di Russia.

Falco accame



Commento: gravi le affermazioni sull'U.I. sul sito del Generale Caligaris (amico di Gironda, Sogno, Kissinger, etc.etc.): traditore o semplicemente disinformato?